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«Ai tempi nostri si scrive e si pubblica sopra argomenti tanto frivoli, insignificanti e inutili, sicché ci dovrebbe rimanere un posticino anche per queste mie chiacchierate, che, dopo tutto, tendono a richiamare la gioventù, per la quale specialmente le ho scritte, sulla passione certamente la più antica di tutte, che rimonta ai tempi preistorici ne' quali la caccia era mezzo di sussistenza, e tra i numerosi sports oggi di moda è palestra d'esercizio sanissimo». Così scrive Mario Puccioni. Pur con l'enfasi retorica dell'epoca, questo libro mantiene intatta una certa freschezza nella descrizione delle situazioni, dei luoghi e nei ritratti venatori dei molti personaggi incontrati sui campi di caccia. Con dovizia di particolari l'autore descrive prima di tutto la fattoria di Castelnuovo, sull'Appennino, e poi la Maremma. Ma lo spazio maggiore è riservato al ritratto di Giacomo Puccini che scopriamo «conversatore piacevolissimo», umanissimo e modesto nel raccontare i propri successi. E al Puccini, per così dire più intimo, viene dedicato un capitolo che ci permette di scorgere le corde più nascoste del suo animo che, più che per i suoi successi internazionali, vibrano per gli amici rimasti negli amati luoghi di caccia. Insomma, una lettura piacevole, che ci riporta indietro nel tempo e ci fa riassaporare giornate fatte di freddo, fatica, amicizia, gioie e delusioni, sempre sorrette dalla passione per la caccia.